BONELLI CHIUDE ZAGOR? - Ecco la verità

### Il passato e il presente delle regole editoriali della Sergio Bonelli Editore

Oggi, molti siti web, in particolare quelli affiliati alla Sergio Bonelli Editore, evitano di affrontare certi argomenti per non entrare in conflitto con l'attuale dirigenza. Tra questi temi c'è la discussione sulle rigide regole che Sergio Bonelli applicava quando aveva il pieno controllo dell'azienda. Queste direttive, spesso severe e a volte lungimiranti, lo portarono a scontrarsi con altri editori e contribuirono, nel bene e nel male, alla situazione attuale dell'azienda. Tuttavia, è innegabile che alcune di queste regole abbiano funzionato fino a quando sono state rigorosamente seguite.


### Le regole di Sergio Bonelli: successi e fallimenti

Una delle regole principali di Sergio Bonelli era quella di monitorare attentamente le vendite delle serie pubblicate. Se una serie scendeva sotto una certa soglia di copie vendute, entrava in una sorta di "regime di osservazione". Se entro uno o due anni non si verificava un'inversione di tendenza e le vendite continuavano a calare, la serie veniva chiusa senza tanti ripensamenti. Questo approccio pragmatico portò alla chiusura di serie iconiche come Mister No e Ken Parker. Lo stesso Bonelli parlava spesso di questa regola nelle sue interviste, esprimendo preoccupazione per le serie che, pur partendo bene, non riuscivano a mantenere livelli di vendita sufficienti a giustificare gli investimenti.

### Esempi di applicazione della regola: chiusure di serie storiche

In un articolo precedente ho discusso della chiusura di Magico Vento, sempre in applicazione della stessa regola. Indipendentemente dalla longevità di una serie o dal numero di uscite raggiunte, se le vendite calavano e non mostravano segni di ripresa, la chiusura era inevitabile. Questo approccio spietato assicurava che le risorse aziendali fossero impiegate solo per i progetti più redditizi. Tuttavia, questa pratica sollevava anche il problema del destino dei disegnatori rimasti senza lavoro. In casa Bonelli, allora, gli scrittori erano considerati più importanti dei disegnatori, un principio che ha influenzato profondamente le scelte editoriali.

### L'evoluzione delle soglie di vendita

Nel corso dei decenni, la soglia limite che determinava la sorte di una serie è cambiata in base al mercato. Durante il periodo d'oro, una collana doveva garantire almeno 50.000 copie per essere considerata sostenibile. Successivamente, questa soglia è stata abbassata a circa 25-30.000 copie. Lo stesso Sergio Bonelli, in un'intervista, menzionava serie come Pilot e Orient Express, chiuse perché non raggiungevano neppure le 20.000 copie vendute, cifre che Bonelli considerava una perdita rilevante per l'azienda.

### L'assenza di un erede naturale

Quando gli fu chiesto cosa sarebbe stato della Bonelli dopo la sua dipartita, Sergio Bonelli rispose con preoccupazione per la mancanza di un erede naturale. Pur avendo un figlio, questi non sembrava interessato a proseguire il lavoro del padre. Tuttavia, il figlio ha poi proseguito l'attività, affidando però gran parte del potere decisionale a Simone Airoldi, ex manager della Panini. Mai Bonelli avrebbe immaginato che la sua azienda sarebbe stata gestita da persone provenienti dal mondo dei supereroi. Con l'avvento di Airoldi, molte delle direttive di Bonelli sono state abbandonate.

### Il declino sotto la nuova gestione

Il bilancio dello scorso anno ha rivelato un calo degli utili del 50% e una diminuzione delle vendite di un milione di copie. Sebbene la crisi economica globale abbia giocato un ruolo significativo, molti degli errori attribuiti alla nuova dirigenza sono stati determinanti. Tra questi errori c'è il mancato rispetto della regola di chiudere le serie con vendite insufficienti. Serie come Martin Mystère, Le Storie, Dampyr, Julia e Zagor continuano ad essere pubblicate, nonostante le vendite non giustifichino la loro permanenza sul mercato.

### Le scelte che Sergio Bonelli avrebbe fatto oggi

Se Sergio Bonelli fosse ancora alla guida della sua azienda, è probabile che avrebbe chiuso tutte le serie che oggi vendono meno di 15.000 copie. Questo includerebbe Martin Mystère, Le Storie, Dampyr e forse anche Dragonero. Probabilmente avrebbe anche messo fine ai vari cartonati flop e chiuso Julia, che non raggiunge le 15.000 copie. Anche Zagor, che vende circa 25.000 copie, sarebbe a rischio di chiusura. Sergio Bonelli avrebbe infatti preso in considerazione la chiusura di Zagor, considerando che oggi la soglia di pericolo è molto più bassa di un tempo, e le vendite di questa testata, sebbene non drammatiche, potrebbero non essere più sufficienti per garantirne la sopravvivenza.

### Il futuro immaginato della Bonelli sotto la guida di Sergio

Se Sergio Bonelli fosse ancora al potere, la Bonelli sarebbe un'azienda focalizzata su Tex, con un nuovo curatore e nuovi scrittori capaci di attrarre un pubblico giovane. Anche Dylan Dog, che Sergio non amava particolarmente, potrebbe essere salvato con un nuovo curatore e un team di scrittori in grado di recuperare lo spirito dei migliori anni di Sclavi, evitando le strategie di marketing in stile Panini come variant e gadget vari. La Bonelli sarebbe meno legata alle mode del mercato e più solida nei suoi contenuti.

### Conclusione: una visione critica e nostalgica

La Sergio Bonelli Editore ha attraversato numerosi cambiamenti e sfide nel corso degli anni. Le regole imposte da Sergio Bonelli, pur con i loro limiti, hanno contribuito a creare una solida base per l'azienda. Tuttavia, l'abbandono di queste direttive sotto la nuova gestione ha portato a risultati deludenti. La riflessione sulle scelte passate e presenti ci offre uno spunto per immaginare come la Bonelli potrebbe evolversi in futuro, mantenendo l'equilibrio tra tradizione e innovazione, tra rigore economico e creatività artistica.

Ringrazio: Fumetto-70. Vi invito a visitare la sua pagina Facebook.

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